
Prendiamo ad esempio i Fuck Buttons, già elogiati dal Duffo per il loro ultimo Tarot Sport. Lunghe canzoni in cui su battiti elementari e rumori di fondo si stendono tappeti melodici elementari che sembrano uscire da un mondo in cui il pop si innesta direttamente sul minimalismo e sul noise. Le canzoni dei Fuck Buttons sono melodiche eppure sono profondamente "out", una new age per generazioni post tutto, un elogio del modernariato elettronico e delle macchinette ronzanti. Cito da fonte autorevole " l'escalation sonora di ogni pezzo è talmente potente che ti appiattisce ogni percezione e manda il déjà vu a tenere buona compagnia al tuo io represso nel subconscio".
Ma passiamo a Ben Frost, australiano residente in Islanda, autore del fenomena

O ancora pensate alla vena psichedelica del cosiddetto Hypnagogic pop, la risposta americana alla hauntology, in un certo senso. Come ha detto bene David Keenan nell'articolo su The Wire che ha lanciato questo termine, si tratta di un'operazione sulla memoria e sull'amnesia, una feticizzazione del ricordo e del suono, centrata su una visione allucinata degli anni ottanta. Loop di tastieroni kitsch e giri di chitarra da rock classico che emergono da una coltre di disturbi radiofonici. Cassette piene di ronzii e soffi che sputano frammenti di musica da cartoni animati, sigle di telefilm macinate nel noise, linee vocali superzuccherose affondate in percussioni finto esotiche e giri di chitarra multicolori. Immaginate Woodstock se si fosse svolto in California nel 1984 o alle Hawaii, con Magnum P.I. come guru, i membri dell'A-team come pantheon e la musica new age delle cassette per meditare come inni sacri. E immaginate tutto questo registrato su una VHS e mescolato a vecchi filmati dei Boston e dei Fleetwood Mac. Elettronica analogica e teen-movie, distorsioni vocali ed Eddie Murphy, Molly Ringwald in un porno patinato e David Byrne vestito da preside a fare da anfitrione alla festa del liceo, copertine fotocopiate e

A questa "scena" viene anche riportato Oneohtrix Point Never, nato da genitori russi e autore di uno dei botti di fine anno con The Drifts, che raccoglie su cd i suoi ultimi tre dischi. Dire che si tratta di uno strano concept su un astronauta perso nello spazio che arriva su un pianeta in cui tutti indossano delle cuffie rende il tono. Come già nel caso dei Fuck Buttons, la musica di Oneohtrix Point Never è una specie di stato di alterazione percettiva permanente. Un elogio dei sintetizzatori e del pop più atmosferico. Una specie di techno se la techno fosse stata la colonna sonora del kitsch anni ottanta, oppure un krautrock spostato in un film alla St. Elmo's Fire. Loop musicali a volte sognanti e a volte iperscolpiti, una vena hip hop nella produzione e un amore viscerale per i suoni vintage danno vita all'ennesima rinascita della psichedelia spaziale.
Chiudo con Black to Co

Tutta musica ipnagogica, allucinazione tra il sonno e la veglia, che sembra parlare a persone che non si ricordano più chi sono, cosa è successo, che anno è, che giorno è.
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