Gatti a Downing Street


Humphrey in un'immagine d'epoca, attorniato dai giornalisti
Treasury Bill, Peter, Munich Mouser, Nelson, Peter II. Nel momento in cui la politica del vecchio continente sembra sprofondare nella palude della recessione e di fronte all'avanzare di nuovi pericoli, sono questi i nomi –  eccellentissimi ma ignoti al di fuori di alcune cerchie ristrette di sobri funzionari usciti da Oxford o da Cambridge  –  ai quali la tradizione dell'occidente dovrà affidarsi per rinascere allo splendore del passato. I sunnominati sono solo alcuni tra gli infaticabili civil servant che, con il titolo di Chief Mouser to the Cabinet Office, hanno fatto in modo che, nei secoli, i venerandi muri e le vetuste intercapedini di Downing Street (o, in alternativa, dello Home Office o del Ministero del Tesoro) fossero al riparo dall'invasione di ratti, topi e altri animaletti fastidiosi. Si dice che l'usanza sia stata introdotta, al pari di molte altre stranezze (non ultima la Chiesa d'Inghilterra), da Enrico VIII.
Certo, obietteranno i soliti pedanti tenendo in mano il Who's Who dei felini illustri, questi straordinati gatti inglesi hanno potuto fregiarsi del titolo solo in via ufficiosa, e questo grazie al clamore sollevato dai giornalisti attorno alla loro attività di ineffabili cacciatopi ministeriali. A tutti costoro ricorderemo però che almeno in un caso le ferree logiche che reggono la macchina organizzativa del Civil Service hanno effettivamente portato alla nomina ufficiale del Chief Mouser to the Cabinet Office .
Parlo naturalmente di Humphrey, trovatello bicolore che ebbe l'incarico di tenere in scacco i sorci di Downing Street nel 1989, svolgendo le proprie mansioni con assiduità e metodo fin oltre la metà degli anni novanta. L'eredità gattesca che pesava sulle sue spalle bianche e nere era in effetti delle più impegnative. Il suo predecessore era nientemeno che lo straordinario Wilberforce, che svolse il suo incarico (seppure ufficioso) nelle stanze del numero 10 di Downing Street tra il 1973 e il 1987. Dalle finestre della sua celebre residenza, Wilberforce vide scorrere di fronte alle sue mobili pupille l'Inghilterra della grande crisi economica e del glam rock, accompagnando le alterne vicende di personaggi del calibro di Edward Heath, Harold Wilson, Jim Callaghan. Fu presente anche all'insediamento di Margaret Thatcher, la quale, in occasione di un viaggio a Mosca, comprò al gatto una scatola di sardine (unico segno di apprezzamento mai concesso dalla Lady di Ferro a qualcosa che venisse da oltrecortina). Si può perciò dire che Wilberforce abbia fatto gli onori di casa al fior fore della classe politica inglese. Va detto, per spiegare la cosa, che il Chief Mouser to the Cabinet Office è, in effetti, un Civil Servant a tutti gli effetti e non è perciò proprietà di un qualsivoglia ministro. Qualunque collega del Civil Service, appartenente alla razza felina o a quella umana, accoglierebbe con un sorriso una simile idea balorda, sapendo bene che è il ministro l'ospite e il funzionario il padrone di casa.
Larry, Chief Mouser to the Cabinet Office in carica
Humphrey, pur dovendo confrontarsi con l'eredità di Wilberforce, è stato popolarissimo tra gli inglesi. Anche a lui è toccato in sorte di vivere una stagione politico-sociale fuori dal comune: l'era che ha visto la Lady di Ferro passare la mano allo scintillante Tony Blair, transitando per l'impettito John Major, l'uomo talmente grigio da confondersi con la nebbia londinese. Dai trionfi dei torys alla Cool Britannia, dai new romantics al brit pop, da George Michael ai Pulp e ai Portishead, da Lady D a Cherie Blair. E Humphrey, fedelissimo, sempre pronto a cacciare topi, giorno e notte, ha saputo mantenere la fiera indipendenza di un autentico Civil Servant, conscio felinamente di una semplice verità: se i ministri vanno e vengono,  i funzionari ministeriali orbitano nei cieli dell'eternità burocratica. 
La vita di Humphrey non è stata avara di avventure. Con i suoi modi calmi e pacati rischiò di finire sotto le ruote della limousine di Bill Clinton. Una volta uscì di casa perdendosi e dopo qualche tempo venne persino avviata una procedura di morte presunta. Il Times per l'occasione pubblicò il suo obituary. Il gatto venne ritrovato alcuni mesi dopo nel Royal Army Medical College (e dove, se no?), sano e salvo. In un'altra occasione, nel 1994, venne accusato di aver fatto fuori dei pettirossi. Ne seguì uno scandalo, con tanto di interpellanze e dichiarazioni ufficiali. Humphrey uscì tuttavia a testa alta dalla vicenda e anni dopo, a seguito di una confessione da parte di un giornalista, si seppe che si era trattato solo di una notizia infondata, montata ad arte per creare il caso.
Al momento del pensionamento, nel 1997, girarono voci incontrollate. Secondo una versione,  dietro il ritiro del gatto ci sarebbe stato lo zampino della puntuta moglie di Tony Blair (fonti riservate hanno parlato di una forma di allergia da parte della first lady). Si disse persino che Humphrey fosse stato assassinato! Tanto era il lustro acquisito da Humphrey, capace ormai di oscurare l'astro nascente del New Labour, che la cosa sembrò plausibile. Finalmente, nel novembre dello stesso anno, una delegazione di giornalisti venne condotta in gran segreto nell'abitazione londinese in cui il servitore dello stato stava godendosi, in discreta salute, la meritata pensione. Si dice che vivesse con due anziani londinesi (immagino due ex membri del MI5), ma mi piace pensare che abbia accolto la delegazione giornalistica sorseggiando del gin in un club riservato in modo esclusivo a gatti e civil servant.
Ah, quasi dimenticavo, il nome Humphrey gli era stato affibbiato, in modo appropriato, in onore di un altro grande acchiappatopi, l'illustre Sir Humphrey Appleby, il Permanent Secretary della serie Yes, Minister, civil servant per antonomasia.
Dopo un periodo di vacanza durato dieci lunghi anni, Humphrey ha avuto un successore: Sybil. Dall'anno scorso, l'incarico è affidato ai sapienti artigli di Larry.

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