Pessimismo e polpette

Giuro, avevo iniziato a scrivere un altro post. Ho deletato il resoconto del mio viaggio musicale attraverso Myspace per due motivi. Innanzitutto, in piena overdose da polpette svedesi e frastornato dall'inconsistenza narrativa di Velvet Goldmine, non volevo perdere il piacere di infilarmi in uno dei miei trip ricorsivi. Poi perchè mi interessava di più dire un paio di cose sulla scena musicale, anche ricollegandomi al post precedente dell'Alunno Proserpio.
E' vero come dice Simon Reynolds che la musica a metà tra melodia e sperimentazione, musica colta ed easy listening, ha dato spesso origine a dischi e a gruppi fondamentali, perlomeno nel rock. Trovo più difficile individuare una terra di nessuno analoga nel pop. In realtà trovo già difficile individuare il pop, comunque non penso abbia molto senso parlare di pop senza melodia, di un pop non indirizzato alla classifica o a riempire i dance floor. Ma non è di questo che voglio parlare. Il fatto è che trovo fuorviante parlare della dialettica melodia/suono e ritrovarmi a parlare di quella main stream/nicchia. Insomma ci si ritrova a parlare di mercato. Reynolds vive in una realtà musicale dove l'essere una via di mezzo è una scelta non un obbligo. Una realtà dove la BBC recensisce sul suo sito anche quegli artisti che sperimentano, quelli che non finiscono in classifica e quelli che trovano un loro pubblico solo nei club underground. In Italia non è così. L'alternative, che poi dovrebbe essere questa la via di mezzo, c'è già ma semplicemente non viene cagato dalla TV e dai giornali. Al mondo della comunicazione di massa interessa solo la melodia più becera perchè porta ascolto e l'ascolto porta soldi. La via di mezzo, qualunque essa sia, Baustelle, Afterhours, Marlene Kuntz, Verdena, viene piallata via insieme con la sperimentazione. Per il grande pubblico non esiste. La verità l'ha detta l'altro giorno uno dei ragazzi dei Bastards durante xfactor: devi essere disposto al compromesso, ma non tra melodia e sperimentazione, ma proprio tra successo e oblio. Devi essere disposto a cantare i Rocks per andare per le fiere a suonare i tuoi pezzi davanti ad uno straccio di pubblico? Vai ad un festival per vendere un disco? MA SIAMO MATTI???
Mi fa incazzare l'idea che un patrimonio musicale come quello del rock alternativo italiano sia costretto a disperdersi o a scendere a patti con la tv italiana. Bisogna guardare in faccia la realtà e dire che da noi quelli che hanno fallito sono i gestori dei club, degli ARCI, i produttori e le riviste di musica. Ha fallito un mondo che doveva sviluppare un sistema per far suonare e far sentir suonare i gruppi, trovare nuovi artisti ed espandere il pubblico. E invece in questi anni i posti dove si suona sono diminuiti, sulle radio il rock alternativo non esiste, negli ARCI sono più interessati a staccar biglietti che alla musica e le riviste sono ormai raccolte di recensioni ai cd in uscita. Per fortuna c'è Myspace. Evviva. Dovrei ringraziare Rupert Murdoch ma preferisco far finta che non esista.

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