Cease to begin dei Band of Horses è il miglior disco dello scorso anno. Trovo che possa tranquillamente essere definito l'anello di congiunzione tra l'alternative e il country, un genere di cui noi europei non riusciamo a comprendere fino in fondo l'essenza. Forse perchè non abitiamo in spazi piatti e sconfinati da almeno cinque secoli. La nostra cultura è costruita su guerre, tradimenti e più che sulla conquista di una terra selvaggia (piena di bersagli con corna e penne sulla testa a cui eroicamente sparare col fucile). Ci siamo sempre dedicati alla distruzione di città piuttosto che alla loro costruzione. Il mondo moderno è il frutto di un periodo ben preciso: quei cinquant'anni che corrono a cavallo del XIX e del XX secolo. Un periodo in cui l'uomo prende totalmente possesso del pianeta ed ottiene i mezzi tecnologici per sfruttarlo fino all'ultima goccia. Nello stesso periodo maturano i semi della cultura occidentale. Solo che in Europa diventano stimolo ad ammazzarsi per la propria nazione, in America vengono allegramente ignorati e si pensa solo a costruirne una.
Nel country (intendiamoci Cease to begin non è formalmente un disco country), per quello che ho potuto percepire, c'è l'orizzonte a perdita d'occhio. Una natura bellissima perchè incontaminata, che il cantante/scrittore vede cambiare nel momento stesso in cui ne parla. I bisonti vengono sostituiti con la ferrovia (De Gregori docet). I saloon nascono in mezzo al deserto, ovunque c'è un cowboy con la gola riarsa e le tasche piene. E quando la Coca Cola prende il posto del whiskey sui cartelloni pubblicitari, i saloon diventano drug store. Insomma avventura e malinconia sono entrambe presenti, un po' come le pubblicità del Marlboro Country senza la Marlboro.
Penso che mai come in questi anni l'America stia ricercando la sua anima in quel periodo, in quelle sensazioni. Nel cinema ne sono un esempio The Assassination of Jesse James by The Coward Ford, che ho visto e trovato molto bello, e In to the wild, che non ho ancora visto ma di cui tutti mi parlano bene e che mi appresto a visionare.
Tornando al disco posso solo dire che è il disco adatto da ascoltare quando non va bene niente, le prime tre bellissime canzoni c'ercano di tirarti su ma in fondo anche no. Non so. E' un disco complicato che va riascoltato. E devo dire che è un disco perfetto per correre. Possibilmente in sconfinati spazi aperti.
Nel country (intendiamoci Cease to begin non è formalmente un disco country), per quello che ho potuto percepire, c'è l'orizzonte a perdita d'occhio. Una natura bellissima perchè incontaminata, che il cantante/scrittore vede cambiare nel momento stesso in cui ne parla. I bisonti vengono sostituiti con la ferrovia (De Gregori docet). I saloon nascono in mezzo al deserto, ovunque c'è un cowboy con la gola riarsa e le tasche piene. E quando la Coca Cola prende il posto del whiskey sui cartelloni pubblicitari, i saloon diventano drug store. Insomma avventura e malinconia sono entrambe presenti, un po' come le pubblicità del Marlboro Country senza la Marlboro.
Penso che mai come in questi anni l'America stia ricercando la sua anima in quel periodo, in quelle sensazioni. Nel cinema ne sono un esempio The Assassination of Jesse James by The Coward Ford, che ho visto e trovato molto bello, e In to the wild, che non ho ancora visto ma di cui tutti mi parlano bene e che mi appresto a visionare.
Tornando al disco posso solo dire che è il disco adatto da ascoltare quando non va bene niente, le prime tre bellissime canzoni c'ercano di tirarti su ma in fondo anche no. Non so. E' un disco complicato che va riascoltato. E devo dire che è un disco perfetto per correre. Possibilmente in sconfinati spazi aperti.
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