United States of Angst - Stati Uniti d'Angoscia

Guardando il film di Sean Penn In to the wild ho provato un misto di disagio e partecipazione. Il disagio era provocato dal fatto che Into the wild non è narrazione, si avvicina più alla poesia per immagini, e per apprezzare la poesia serve un briciolo di ingenuità verso il mondo (ma questo è un mio problema). Probabilmente era impossibile trattare in maniera più asciutta e distaccata la vicenda personale di Chris e la sua scelta di mollare tutto, ma proprio tutto, per inseguire il miraggio di un distorto concetto di libertà. Guardando il tutto razionalmente, la scelta di Chris di non fermarsi mai, anche quando aveva finalmente trovato un posto tranquillo in cui vivere ed essere amato come non lo era mai stato prima, non può non fare incazzare. Chris a volte sembra più un brahmino che abbandona la società per ritirarsi in meditazione che un personaggio di Jack London, autore che lui venera. Eppure dal film mi sembra anche che i momenti più felici vissuti da Chris siano proprio quelle brevi "fermate" trascorse in compagnia delle persone conosciute nei due anni passati on the road. Devo dire quindi che mi sono profondamente incazzato con quel ragazzo per aver assistito, durante tutta la proiezione, alla sua inutile e inevitabilemente tragica ricerca di libertà. Come può non essersi mai accorto del dolore causato dalla solitudine che si nasconde dietro un'idea di liberta senza compromessi? Comunque alla fine mi è dispiaciuto molto per lui quando, stremato, si rende conto di quello che ha lasciato indietro. Un bel film.
Come avevo già scritto, questo è un periodo particolarmente fertile per gli autori americani. Stanno andando alla riscoperta del loro paese attraverso storie paradigmatiche come quella di Chris, quella di Robert Ford e Jesse James o quella del petroliere nel prossimo film di Paul Thomas Anderson. Ma forse si sono mossi tardi. Penso che ci sia un forte straniamento di molti americani e un'insofferenza verso tanti aspetti della loro società. E' un angoscia strisciante che a volte ti esplode addosso e ti spinge a partire, così, da un giorno all'altro, come nel caso di Chris, o ti fa prendere un calibro 22 dalla rastrelliera e ti fa andare al college più vicino a svuotare il caricatore.
Come aveva predetto Micheal Moore in Bowling for Columbine è bastato creare ad hoc una psicosi collettiva di pericolo imminente, mescolata alla patologica presenza di armi nel paese, per dare origine ad una micidiale miscela incendiaria. Studenti universitari e commesse di supermercati adesso cadono come mosche sotto il fuoco di vicini di banco e colleghi. Nella UE, pur essendo cento milioni in più, casi del genere sono estremamente rari. Ricordo uno in Finlandia lo scorso anno e uno l'anno prima in Sicilia. Per quanto ne dicano le facce da culo nostrane con la cravatta a stelle e strisce, solo negli Stati Uniti succedono cose del genere con tale frequenza. Una parte del paese sta impazzendo. Ed è armata.

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