Il grande complotto - seconda parte

Tribunale di Frosinone - Aula Penale B - piano primo, 12 marzo 1983

(omissis)

- Ossequi signor Presidente.
- (Presidente Saccomanni) Ma che ossequi signor... signor...
- Passalacqua Casimiro Signor Presidente.
- Signor Passalacqua qui non si ossequia nessuno. Buongiorno è più che sufficiente.
- Mi scusi signor Presidente. Buongiorno signor Presidente.
- E basta pure col signor Presidente. Veniamo al dunque. Chiedo cortesemente al cancelliere di portare alla corte i documenti agli atti indicati con il numero 152 e 153 “Verbale di interrogatorio del Sig. Passalacqua Casimiro effettuato in data 15 ottobre 1984 e allegato” che, chissà come mai, non vedo nel mio fascicolo. E perfavore, faccia aprire le finestre che oggi si muore pure dal caldo.
- (Cancelliere Futi) Ho già provveduto a mandare il fattorino a prenderlo nell'ufficio di cancelleria, signor Presidente.
- (Sostituto Procuratore Sacchin) E allora quando arriva gli dica se può farne una copia per il Pubblico Ministero che la mia devo averla dimenticata nell'altra borsa.
- (Presidente Saccomanni) Faccia fare pure una copia per il Dottor Sacchin che se deve mandare pure lui il fattorino ci mettiamo due anni a finire ‘sto dibattimento. Intanto andiamo avanti. Signor Passalacqua legga il foglio che le è stato consegnato prima dal cancelliere.
- consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione...
- Signor Passalacqua deve leggere più forte perchè qua siamo tutti un po’ duri d’orecchi.
- Mi scusi signor Presidente. Consapevole della responsabilità morale e giuridica...
- Eeeeeeh... ecche è?? Ma siamo al mercato qua?
- Ma me l’ha detto lei signor Presidente.
- Legga a voce normale. Non sussurri, non urli. Normale. Avanti, senza paura.
- Sì
- Oh bravo! Procediamo... e queste finestre? Le vogliamo aprire sì o no? Dov’è il cancelliere?
- (Sostituto Procuratore Sacchin) E’ in bagno signor Presidente. Le apro io.
- (Passalacqua) Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.
- (Presidente Saccomanni) Perfetto adesso dichiari le sue generalità.
- Le?
- Le generalità. Dica come si chiama, data e luogo di nascita e residenza.
- Passalacqua Casimiro, nato a Roma il 9 settembre 1929.
- Eh. E poi?
- E poi che?
- E poi la residenza!
- Ah sì. Residente in via della Porta Vecchia 28...
- …
- …a Roma.
- Ooooh, e ce l’abbiamo fatta.

(omissis)

- (Sostituto Procuratore Sacchin) Signor Passalacqua abbiamo capito che lei nel 1982 si trovava temporaneamente a dimorare nel comune di Alatri dove svolgeva il lavoro di operaio non qualificato nell’azienda agricola di proprietà dell’imputato Gelli Licio, la ditta Product Two.
- (Passalacqua) Sissignore.
- E lo vide mai il signor Gelli in azienda quando lavorava là?
- Eeeh... tante volte Eccellenza.
- Lo ha mai sentito parlare di soldi? Ne ha mai parlato con lei? Magari si è lasciato scappare qualcosa riguardante dei soldi che dovevano arrivare dall’America.
- Nooooo, il signor Gelli era un galantuomo. Non parlava mai di soldi in pubblico. E con me proprio non parlava mai. Solo un giorno mi rivolse la parola e tutti gli altri operai erano invidiosi.
- E si ricorda cosa le disse in quell’occasione?
- Mi sembra... “leva dal cazzo quel trattore, coglione

(omissis)

- (Presidente Saccomanni) Signor Passalacqua quindi, da quello che lei sostiene, dal marzo 1982 all’aprile 1983 non avete mai piantato o seminato niente sui campi del signor Gelli?
- (Passalacqua) Nossignore.
- Ma possibile che nei tredici mesi che lei ha lavorato in quella ditta non le sia mai venuto un minimo dubbio che ci fosse qualcosa di strano in questo fatto.
- No signor Presidente. E poi c’avevamo tanto da lavorare che non avevamo tempo di farci domande come questa.
- E che dovevate fare se non piantavate niente?
- C’era da scaricare tutti quegli esplosivi che arrivavano coi camion. E bisognava stare attenti signor Presidente. Ci stavano i missili da sistemare nei magazzini sottoterra. E una volta alla settimana il signor Gelli voleva che noi operai si lucidasse tutti i lingotti d’oro che c’aveva in cantina col Cif per non graffiarli.
Continua.

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