(omissis)
- Ossequi signor Presidente.
- (Presidente Saccomanni) Ma che
ossequi signor... signor...
- Passalacqua Casimiro Signor
Presidente.
- Signor Passalacqua qui non si
ossequia nessuno. Buongiorno è più che sufficiente.
- Mi scusi signor Presidente.
Buongiorno signor Presidente.
- E basta pure col signor Presidente.
Veniamo al dunque. Chiedo cortesemente al cancelliere di portare alla
corte i documenti agli atti indicati con il numero 152 e 153 “Verbale
di interrogatorio del Sig. Passalacqua Casimiro effettuato in data 15
ottobre 1984 e allegato” che, chissà come mai, non vedo nel mio
fascicolo. E perfavore, faccia aprire le finestre che oggi si muore
pure dal caldo.
- (Cancelliere Futi) Ho già
provveduto a mandare il fattorino a prenderlo nell'ufficio di
cancelleria, signor Presidente.
- (Sostituto Procuratore
Sacchin) E allora quando arriva gli dica se può farne una copia
per il Pubblico Ministero che la mia devo averla dimenticata
nell'altra borsa.
- (Presidente Saccomanni)
Faccia fare pure una copia per il Dottor Sacchin che se deve mandare
pure lui il fattorino ci mettiamo due anni a finire ‘sto
dibattimento. Intanto andiamo avanti. Signor Passalacqua legga il
foglio che le è stato consegnato prima dal cancelliere.
- consapevole
della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia
deposizione...
- Signor Passalacqua deve leggere più
forte perchè qua siamo tutti un po’ duri d’orecchi.
- Mi scusi signor Presidente.
Consapevole della responsabilità morale e giuridica...
- Eeeeeeh... ecche è?? Ma siamo al
mercato qua?
- Ma me l’ha detto lei signor
Presidente.
- Legga a voce normale. Non sussurri,
non urli. Normale. Avanti, senza paura.
- Sì
- Oh bravo! Procediamo... e queste
finestre? Le vogliamo aprire sì o no? Dov’è il cancelliere?
- (Sostituto Procuratore
Sacchin) E’ in bagno signor Presidente. Le apro io.
- (Passalacqua) Consapevole
della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia
deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere
nulla di quanto è a mia conoscenza.
- (Presidente Saccomanni)
Perfetto adesso dichiari le sue generalità.
- Le?
- Le generalità. Dica come si chiama,
data e luogo di nascita e residenza.
- Passalacqua Casimiro, nato a Roma il
9 settembre 1929.
- Eh. E poi?
- E poi che?
- E poi la residenza!
- Ah sì. Residente in via della Porta
Vecchia 28...
- …
- …a Roma.
- Ooooh, e ce l’abbiamo fatta.
(omissis)
- (Sostituto Procuratore
Sacchin) Signor Passalacqua abbiamo capito che lei nel 1982 si
trovava temporaneamente a dimorare nel comune di Alatri dove svolgeva
il lavoro di operaio non qualificato nell’azienda agricola di
proprietà dell’imputato Gelli Licio, la ditta Product Two.
- (Passalacqua) Sissignore.
- E lo vide mai il signor Gelli in
azienda quando lavorava là?
- Eeeh... tante volte Eccellenza.
- Lo ha mai sentito parlare di soldi?
Ne ha mai parlato con lei? Magari si è lasciato scappare qualcosa
riguardante dei soldi che dovevano arrivare dall’America.
- Nooooo, il signor Gelli era un
galantuomo. Non parlava mai di soldi in pubblico. E con me proprio
non parlava mai. Solo un giorno mi rivolse la parola e tutti gli
altri operai erano invidiosi.
- E si ricorda cosa le disse in
quell’occasione?
- Mi sembra... “leva dal cazzo
quel trattore, coglione”
(omissis)
- (Presidente Saccomanni)
Signor Passalacqua quindi, da quello che lei sostiene, dal marzo 1982 all’aprile 1983 non
avete mai piantato o seminato niente sui campi del signor Gelli?
- (Passalacqua) Nossignore.
- Ma possibile che nei tredici mesi che
lei ha lavorato in quella ditta non le sia mai venuto un minimo
dubbio che ci fosse qualcosa di strano in questo fatto.
- No signor Presidente. E poi c’avevamo
tanto da lavorare che non avevamo tempo di farci domande come questa.
- E che dovevate fare se non piantavate
niente?
- C’era da scaricare tutti quegli
esplosivi che arrivavano coi camion. E bisognava stare attenti signor
Presidente. Ci stavano i missili da sistemare nei magazzini
sottoterra. E una volta alla settimana il signor Gelli voleva che noi
operai si lucidasse tutti i lingotti d’oro che c’aveva in cantina
col Cif per non graffiarli.
Continua.
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