Se potessi scegliermi un lavoro oggi, non avrei dubbi, farei il barbiere psichedelico. Non un figaro qualunque, vorrei fare il barbiere del paradosso di Russell. Secondo i dettami del buon Bertrand dovrei vivere in un paesino del cazzo dove di donne neanche l'ombra, dovrei lavorare tutto il giorno rasando dei pirla che non si sanno fare la barba da soli e, dopo aver sforbiciato e rasoiato da mattina a sera, mi dovrei sedere sulla seggiola del mio negozio nella posizione pensatore di Rodin a chiedermi: ma la mia barba, chi la taglia? Sì perchè, secondo le regole del bastardissimo genio inglese, io e solo io taglio le barbe dei pirletti che non sono capaci a farlo da soli. Perfetto! Ho lavoro assicurato per tutta la vita grazie alla barba dei suddetti inetti che non se ne vanno da 'sto paese senza donne. Bene, ma la mia barba? Me la posso tagliare da solo Bertrand? COL CAZZO! Perchè io non posso tagliare la barba ad altri che ai pirletti incapaci. Russell vuole che chi se la sa fare da solo continui in questo gesto di onanismo follicolo-mandibolare. Cazzo! Io so farmela da solo, me la farei in due minuti ad occhi chiusi con una gilette monolama e un po di sapone liquido. E invece no! Per la stramaledetta regola chi se la sa fare da solo non può farsela tagliare da me. Ok. Faccio finta di non sapermela fare. Non so neanche cucinare, stirare neanche a parlarne, figurati tagliarmi la barba. Non va bene neanche questo, perchè chi non sa radersi si deve far tagliare da me. Non ce la faccio più. Son cascato in un'antinomia del cazzo. Come se Rosco P. Coltrane, che per lavoro corre sempre dietro ai nipoti Duke, si facesse adottare da zio Jesse e diventasse Rosco P. Duke cominciando a rincorrersi da solo. Sono cose che mi mandano fuori di testa. La teoria degli insiemi dovrebbero metterla fuori legge come l'assenzio. Se solo la cocaina non costasse così poco vedremmo nei parchi spacciatori di foglietti di Cantor e, nei vicoli, gruppetti di giovinastri che con molta attenzione tagliuzzano pagine dai libri di Frege scambiandosele, ridendo come scemi e con la bava alla bocca. Purtroppo il sadomasochismo cerebrale di cui soffro, oltre a farmi saltuariamente ascoltare Radio Due, mi porta a scontrarmi spesso con contraddizioni simili. Il concetto di meme introdotto da Richard Dawkins per esempio. Già il fatto del nome. Meme o memè? Perchè non bitbit o infoinfo o pupù? Comunque è l'idea stessa di meme che è psichedelia pura, "una riconoscibile entità di informazione relativa alla cultura umana" come dice wikipedia, che finisce per spezzettarsi in un frattale infinito che sballa dico io. Sì perchè, come continua a dire wikipedia, "il concetto di meme è anch'esso un meme". Ma allora, se esiste il meme di meme, esiste anche il meme di meme di meme, e il meme di meme di meme di meme, ..., e il meme(n) di meme(n-1). Ecco perchè non ho sentito ancora di nessuno che si è laureato in memetica, stanno ancora tutti fermi all'indice della tesi. Sto delirando, sono in astinenza. Mi sparo una dose di acido memetico. Potrei utilizzare un cadavere virtuale allo scopo. Ieri infatti, per qualche ora, il buon Bruno Pizzul ci ha lasciato, è morto dalle 10.24 del 14 ottobre fino alle 12.00 circa dello stesso giorno. A quell'ora si è rotto le balle dello scherzo ed è tornato a giocare a carte con gli amici della casa di riposo Nicolò Carosio per telecronisti. Su wikipedia però avevano scritto che era morto, poi hanno corretto. Adesso entro nella voce di Pizzul e scrivo che wikipedia lo ha erroneamente dato per morto. Una notizia scritta su wikipedia sul fatto che wikipedia stessa ha dato per errore una notizia. Sono già in acido.
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