Allo stesso modo, le produzioni della label Ghost Box mettono in scena mix evocativi tra suoni e immagini che inducono nello spettatore la sensazione di trovarsi di fronte a una piega temporale alternativa, in cui programmi mai nati, serial di science fiction tagliati prima della messa in onda, collisioni mai verificate tra generi musicali passati si scontrano generando una specie di “memoria artificiale”, ben diversa dalla sensazione di deja vu indotta dal citazionismo postmoderno. In questo deposito di ricordi mai esistiti, vecchi vinili processati, rumorismi radiofonici degli anni settanta, si attua una specie di memoria alterata e spettrale, che immerge l’ascoltatore in un mondo alternativo rispetto al citazionismo post-tutto degli ultimi anni. Quindi, accingiamoci a diventare cacciatori di fantasmi e ad avventurarci nella campagna inglese, con una vecchia radio a tracolla che trasmette trasmissioni mai mandate in onda dalla BBC, tra vinili scoppiettanti, ronzii auricolari, sample mal tagliati, racconti dell’orrore cosmico, fantascienza vittoriana e gotico per bambini. Qualcosa tra il luddismo fantascientfico della misteriosa serie anni 70 The Changes, che ancora infesta i sogni e gli incubi di chi allora era bambino, la fantascienza sociale e psicotropa di Michael Moorcock (vedi il romanzo Madre Londra), i classici horror del dottor Quatermass e le inquietanti bambine di Lewis Carroll.
Infatti, al di là delle letture più politiche della cosa (molto presenti negli interventi di K-Punk, che vede nell’idea di Hauntology, con la sua connessione ai sogni di progresso modernisti, un grimaldello per smontare la presa del capitale), si tratta di un movimento tipicamente british, con richiami alla country life idilliaca dei paesi immaginati da CS Lewis, con imponenti palazzi tudor, misteriosi cerchi nel grano, piccole comunità che preservano tradizioni innominabili (alla Lovecraft), arcani residui delle cerchie occultiste edoardiane; il tutto condito da una nostalgia retrofuturista per le utopie moderniste come quelle del brutalismo architettonico (anche se ad esempio sono avvicinati a questo modo di inventare suoni del passato personaggi come i Junior Boys, duo di elettropop svedese) e per sogni urbanistici come quello di Portmeiron, il bizzarro villaggio voluto dall’architetto Sir Clough William-Ellis e diventato celebre per essere stato usato come location per la serie di culto Il prigioniero. Non una semplice nostalgia per un passato determinato, dunque, ma l’utopica reinvenzione fantasmatica di un passato che conteneva in sé i germi di un futuro di progresso al quale l’ipercapitalismo odierno pare aver rinunciato (forse esiste una certa affinità tra questa visione delle cose e certe versioni filosofiche dello steampunk). La nostalgia del passato diventa nostalgia del modernismo, cioè nostalgia di un processo che per definizione non ha mai potuto avere fine.
Ad accentuare la sensazione straniante di questa visione haunted e spiritata delle cose, si aggiunge un elemento, anche questo legato allo strano rapporto col passato che evidentemente infesta la terra d’Albione. In Inghilterra è molto presente la sensazione del contrasto tra residui di un passato industriale grandioso, la magniloquenza vuota delle neoarchitetture aziendali a base di vetro e cemento e l’esistenza di isole di Arcadia fuori dal tempo in certi remoti e verdeggianti angoli in cui passato edoardiano, bizzarrie da mansion infestata e remoti influssi celtici creano un particolare non luogo mentale e percettivo. È questo contrasto che lancia un ponte di suoni spettrali tra il dubstep pesante e oscuro di Burial o di Kode9 & Spaceape, di matrice urbana, denso di suoni e interferenze elettroindustiali, e le costruzioni sonore degli Belbury Polys (e Belbury è appunto una città immaginaria di cui racconta CS Lewis in un suo libro), che sembrano colonne sonore di un film inesistente sulle magie dei tempi andati, tra nenie folk medievali e rane che gracidano, rumori ambientali e inserti ambient. Il senso di contrasto accentua la percezione di spaesamento spazio-temporale, realizzando pienamente lo spostamento percettivo dell’Hauntology. Sarà comunque interessante vedere come si svilupperà questo meme che, un po’ alla volta, sta diffondendosi in rete.
Infatti, al di là delle letture più politiche della cosa (molto presenti negli interventi di K-Punk, che vede nell’idea di Hauntology, con la sua connessione ai sogni di progresso modernisti, un grimaldello per smontare la presa del capitale), si tratta di un movimento tipicamente british, con richiami alla country life idilliaca dei paesi immaginati da CS Lewis, con imponenti palazzi tudor, misteriosi cerchi nel grano, piccole comunità che preservano tradizioni innominabili (alla Lovecraft), arcani residui delle cerchie occultiste edoardiane; il tutto condito da una nostalgia retrofuturista per le utopie moderniste come quelle del brutalismo architettonico (anche se ad esempio sono avvicinati a questo modo di inventare suoni del passato personaggi come i Junior Boys, duo di elettropop svedese) e per sogni urbanistici come quello di Portmeiron, il bizzarro villaggio voluto dall’architetto Sir Clough William-Ellis e diventato celebre per essere stato usato come location per la serie di culto Il prigioniero. Non una semplice nostalgia per un passato determinato, dunque, ma l’utopica reinvenzione fantasmatica di un passato che conteneva in sé i germi di un futuro di progresso al quale l’ipercapitalismo odierno pare aver rinunciato (forse esiste una certa affinità tra questa visione delle cose e certe versioni filosofiche dello steampunk). La nostalgia del passato diventa nostalgia del modernismo, cioè nostalgia di un processo che per definizione non ha mai potuto avere fine.
Ad accentuare la sensazione straniante di questa visione haunted e spiritata delle cose, si aggiunge un elemento, anche questo legato allo strano rapporto col passato che evidentemente infesta la terra d’Albione. In Inghilterra è molto presente la sensazione del contrasto tra residui di un passato industriale grandioso, la magniloquenza vuota delle neoarchitetture aziendali a base di vetro e cemento e l’esistenza di isole di Arcadia fuori dal tempo in certi remoti e verdeggianti angoli in cui passato edoardiano, bizzarrie da mansion infestata e remoti influssi celtici creano un particolare non luogo mentale e percettivo. È questo contrasto che lancia un ponte di suoni spettrali tra il dubstep pesante e oscuro di Burial o di Kode9 & Spaceape, di matrice urbana, denso di suoni e interferenze elettroindustiali, e le costruzioni sonore degli Belbury Polys (e Belbury è appunto una città immaginaria di cui racconta CS Lewis in un suo libro), che sembrano colonne sonore di un film inesistente sulle magie dei tempi andati, tra nenie folk medievali e rane che gracidano, rumori ambientali e inserti ambient. Il senso di contrasto accentua la percezione di spaesamento spazio-temporale, realizzando pienamente lo spostamento percettivo dell’Hauntology. Sarà comunque interessante vedere come si svilupperà questo meme che, un po’ alla volta, sta diffondendosi in rete.
FINE
Grande articolo, complimenti !
RispondiEliminaMi aspettavo di trovare almeno una citazione di Scarfolk...
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