Il bordo del vulcano

Sono ricoperto da strati di cenere vulcanica islandese. L'amena isola vichinga è balzata al centro dell'attenzione internazionale già due volte dal 2008. Penso che loro ne avrebbero fatto volentieri a meno, e anche noi sinceramente. Io personalmente avrei preferito sentire al telegiornale la notizia del nuovo disco dei Sigur Ros o che Bjork aveva deciso di riformare i Sugarcubes. Non ho dati scientifici da analizzare ma sono abbastanza sicuro che l'Islanda abbia uno degli indici più alti del pianeta per quanto riguarda numero di musicisti in rapporto alla popolazione. La musica in Islanda è una cosa seria. Qua da noi stiamo rasentando il ridicolo. I primi tre posti della classifica degli LP sono occupati da concorrenti di Amici. Se li mettiamo assieme a quelli di X Factor e ai vecchiacci storici che non se ne vogliono andare in pensione: Baglioni, Vasco, le Mannoie, riempiamo quasi tutte le posizioni disponibili. A questo punto mi chiedo a cosa servano ancora le case discografiche? Non è una domanda lapalissiana. Lo so anch'io che servono solo a far soldi. Ma se una etichetta indipendente riesce a stampare e far arrivare nei negozi i CD, le magliette e addirittura i vinili di gruppi che andiamo a sentire solo noi della covata, cosa impedisce alla Rai e a Mediaset di fare lo stesso tagliando fuori del tutto EMI, Universal, Virgin? Per ora i soldini bastano per tutti, nonostante i piagnistei contro la pirateria. Ma fino a quando le major saranno necessarie? Quando i denari scarseggeranno davvero le maggiori case discografiche saranno superflue. Cosa possono offrire di più di un'azienda editoriale? Pubblicità per sconosciuti giovani "talenti"? Nel duopolio Raiset vengono creati programmi appositamente, o comprando format già belli e pronti, che poi fanno addirittura fruttare vendendo gli spazi pubblicitari. Se le major non capiscono che devono rivedere totalmente il loro businness, provocando la diversificazione del mercato (cioè creando una generazione di buongustai musicali, non gli attuali quindicenni che si riempiono le orecchie di merda) evitando il più possibile di standardizzare il prodotto, saranno destinate alla chiusura. Un esempio lampante è l'estinzione di una tipologia di artista dal mercato musicale italiano: il gruppo musicale totalmente costruito a tavolino composta da ragazzi giovanissimi, la tipica boyband insomma. Generalizzando parecchio, sembra che le ragazzine italiane vadano più volentieri dietro alle amichette targate De Filippi piuttosto che ad una boyband di fighetti; perchè? Io penso che la colpa, o il merito, sia della televisione. Le nonne delle bimbeminkia attuali non venivano condizionate in maniera così massiccia negli anni '60. Alla radio, nei juboxe e nelle prime discoteche le novità anglo-ammerigane venivano programmate tranquillamente. Così appena arrivavano in Italia quattro inglesi capelloni a saltellare sul palco, le future casalinghe di Voghera si toglievano i reggiseni e glieli lanciavano speranzose. Le major italiane non drogavano il mercato perchè l'alternativa ai cantanti italiani era costituita sempre da merce loro. Oggi le televisioni tempestano i ragazzi con ore di musica sempre uguale. Vogliono trasmettere solo quello perchè quello è parte del loro businness. Due dj come i Bloody Beetroots, conosciuti ovunque all'estero, da noi non passano mai alla radio. Le televisioni non li vogliono, quasi nessuno li conosce perciò i loro dischi vendono poco quindi le radio non li mandano. Sembra un banale algoritmo ma è la morte della musica in Italia. RAI e Mediaset la stanno mettendo nel culo a tutti i precedenti protagonisti di questo settore. E io dovrei sentirmi in colpa perchè scarico il nuovo dei Band of Horses o degli Lcd Soundsystem da emule? Ma vedete de annà Eyjafjallajökul!

Nessun commento:

Posta un commento