Meshuggah, dalla Svezia con dolore

La prima impressione che si prova facendo partire Combustion, opening track di questo nuovo ObZen dei Meshuggah (uscito come al solito per la Nuclear Blast) è che al confronto un gruppo sublime come i System of a Down sia composto da un’accozzaglia di boscaioli alle prime lezioni di musica: tecnica sovrumana unita a un muro del suono insostenibile. Death Metal evoluto, capace di mescolare frammenti di desolazione industrial e innervare l’originaria vena di thrash post-slayeriano con una vocazione lirica capace di raffinatezze inaspettate. Per capirci le raffinatezze che potremmo apprezzare contemplando le volute leggere di fumo che escono dal fumaiolo di una locomotiva che ci arriva contro a tutta birra. Riff matematici inframmezzati da raffinatezze atmosferiche dettate dalle tastiere, mentre la batteria detta ritmi contorti che macinano le orecchie. Le chitarre sono capaci di impensate impennate melodiche, mentre la voce è un ringhio incattivito che riporta la macchina macinatutto a livelli di potenza capaci di ferire le orecchie dell’ignaro ascoltatore. La ritmica schiacciasassi è scandita dalla perfezione di un basso che mena fendenti che non si sentivano dai tempi di Dan Lilker dei Nuclear Assault (si senta per provare un pezzo come ObZen, con i suoi tempi lenti e furiosi). Musica pesante, estrema ed evoluta, che prende vita a ogni ascolto come un ammasso di carne e metallo percorso da spasmi elettrici. Raccomandato ai bambinelli convinti che il metal nasca e finisca con i Korn.

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