Post-Punk 1978 – 1984

Post- punk, ovvero introversione nevrotica contro la furia distruttiva del punk. Tentativo di superare le barriere e di irrompere in nuovi territori. Territori sonori e mentali lontani mille miglia da quelli del rock di matrice americana. Se il punk era ribellione posticcia, anarchia di maniera, rabbia infantile assorbita nell’onda mainstream, il post- punk è musica che accompagna il passaggio verso l’età adulta. Come gli adolescenti, il post - punk ha le gambe troppo lunghe e si arrampica goffo lungo strani alberi genealogici musicali. Niente chitarre pesanti e ritmi in 4/4, ma battiti secchi di rullanti in controtempo, charleston che punteggiano strutture quasi jazzate. Incursioni nel reggae e nello ska, in un funk freddo e essenziale. La chitarra abbandona gli assoli e si ripiega su un suono percussivo. Chitarre scarne e secche, oppure stridule, con delay che prolungano i suoni come scie e tagli su una tela. Le tastiere e l’elettronica portano i suoni a nuovi livelli di sintesi e di alterazione. Il basso disegna linee impossibili, sorregge la voce, le permette di abbandonarsi a declamazioni teatrali, accompagnandola attraverso aperture dub. Oppure frantuma il ritmo con scomposizioni continue, diventa spina dorsale di un insetto meccanico. Gli antenati sono oscuri futuristi italiani, i collage sonori di Zappa, le sperimentazioni di Eno, il Bowie berlinese, il suono depurato dei Kraftwerk. L’immaginario viene dai libri di Ballard, dai paesaggi post industriali, dalle avanguardie. Inghilterra sotto la pioggia, depositi di rottami, collage dadaisti. Il post- punkè la musica degli studenti d’arte inglesi, dei proletari che non accettano di degradarsi a macchiette buone per l’ennesimo inno dei Clash. Le canzoni citano scrittori e artisti, i testi esplorano paesaggi mentali. Da qui partono parabole diversissime: P.I.L., Joy Division, Young Marble Giants, Wire, New Order, Cabaret Voltaire, Gang of Four, Fall. Ma anche D.A.F., Japan, Human League. Simon Reynolds - faccia da Harry Potter e cultura musicale enciclopedica - racconta la loro vicenda componendo e ricomponendo in microstorie le traiettorie di decine di band, etichette e scene. Da Manchester a Leeds, da New York a Sheffield arriva un’onda creativa senza precedenti (e qualcuno la chiama infatti New Wave). Post- punk 1978 – 1984 Sembra un epitaffio, in realtà è una bibbia di settecento pagine sui sette anni che avrebbero potuto cambiare il mondo. E che hanno cambiato la musica.
S. Reynolds, Post-Punk 1978-1984, Isbn, 2006,

by alunno Proserpio 20/12/06

Nessun commento:

Posta un commento