Il grande complotto - prima parte


Tutto ha inizio a Roma la notte tra il 21 e il 22 aprile 1981. Presso palazzo Chigi si svolge una riunione segreta a cui partecipano l’allora Presidente del Consiglio, Arnaldo Forlani, il Capo di Stato Maggiore della Marina Greca, Ammiraglio Papacostantinou, Bettino Craxi, Umberto e Susanna Agnelli, Massimo D’Alema, Adriano Sofri, Paolo Valenti, Tanino Liberatore, Franco Causio e Rigoberta Menchù. La riunione era stata convocata da Craxi con il pretesto di richiedere spiegazioni direttamente a Forlani riguardo al nulla osta che, proprio quel pomeriggio, il Consiglio dei Ministri aveva rilasciato per le tappe italiane del Combat Rock Tour dei Clash. Il segretario del PSI, spalleggiato da Valenti, Causio e la Menchù (che pochi giorni prima aveva attaccato duramente Strummer e compagni sulle pagine de Les Inrockuptibles accusandoli di imborghesimento e di aver abbandonato al proprio destino la causa sandinista) chiese espressamente al presidente di tornare sui propri passi e negare l’autorizzazione ai concerti. All’insolita veemenza con cui i quattro si scagliavano contro le influenze destabilizzanti che quel tour avrebbe causato sulla scena punk italiana, si contrapponeva la calma aristocratica degli Agnelli e di Sofri, nonché la proverbiale fermezza greca dell’Ammiraglio Papacostantinou.

Sofri replicava a Craxi che negando quei concerti si sarebbero buttati all’aria anni di lavoro sotto copertura, di condizionamento e di infiltraggio e che sarebbe stata una pazzia esacerbare gli animi a sinistra proprio nel momento in cui l’operazione disimpegno cominciava a dare i primi frutti, come l’esperimento televisivo a Milano aveva ampiamente dimostrato. Umberto Agnelli, oltre ad appoggiare l’intervento di Sofri, dicendo di parlare anche a nome del fratello (che in quei giorni si trovava in vacanza sul Perito Moreno in Patagonia), sosteneva che una decisione negativa sui Clash avrebbe attirato ancora una volta le ire del Primo Ministro inglese Tatcher e che la FIAT non poteva permettersi altre rimostranze sindacali presso gli stabilimenti Autobianchi di Birmingham e dello Yorkshire.
Forlani non sapeva che pesci pigliare e intanto Liberatore, apparentemente infastidito dall’atteggiamento intransigente di Causio e della Menchù, si limitava a fare disegnini e a scarabocchiare il proprio blocco d’appunti, mentre D’Alema era impegnato a stenografare il verbale della riunione.
Proprio quel verbale, vergato dall’inchiostro e dal sudore del futuro primo Presidente del Consiglio post comunista, è stato ritrovato nel 2010 all’interno di un’intercapedine nascosta sotto al famigerato armadio della vergogna, nascosto presso un locale sotterraneo di una sede segreta del SISMI in via Gradoli a Roma. Lo scritto è stato diffuso nei mesi scorsi da vari organi di stampa e da esso Ascanio Celestini ha tratto un monologo che è stato trasmesso ieri sera durante una puntata de La Storia siamo noi di Giovanni Minoli.

Torniamo agli eventi di quella notte e a quelli che li seguirono.
Dopo due ore di reciproche accuse, culminate con Liberatore che urlando definisce Causio il Peron del Tavoliere, la riunione viene aggiornata per cercare di calmare gli animi e di evitare lo stallo. Mentre la Menchù prepara il caffè e Valenti imita i telecronisti di 90° minuto per divertire gli altri, Craxi si apparta con Sofri e palesa il vero motivo di quella convocazione straordinaria: la spartizione di una maxi tangente di 80 milioni di dollari che la Food and Drug Admnistration (FDA) avrebbe pagato per la vendita di 1100 missili Cruise da installare attorno alle basi di Aviano, Sigonella e Montepulciano; un affare da 900 miliardi di lire per le aziende americane di armamenti.
Il meccanismo era semplice: il denaro della FDA sarebbe stato versato interamente a mezzo traveler’s cheque e voucher turistici in tranche di 10 milioni di dollari ognuna ad agenzie de I Viaggi del Ventagilo sparse in tutto il mondo. Questi titoli a loro volta sarebbero stati scambiati alla borsa agricola di Milano con sacchi di sementi di soja americana contaminata da vendere, con il benestare del Ministero dell’Agricoltura, ad ignari coltivatori italiani.

Continua.

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