Così twittò Zarathustra. Incipit

Qualche giorno fa, mentre aspettavamo un concerto degli Zu sbevuzzando birra, mollemente adagiati sulle polverose poltroncine di un Arci friulano, noi della covata ci siamo scannati in una discussione intellettuale. Nulla di più violento del solito. L'argomento in questione era Twitter e la sua utilità. Partendo dall'idea che molti dei twit pubblicati sono talmente personali da non poter destare vero interesse, tranne che in amici, parenti e compagni di partito, sostenevo che Twitter fosse simpatico ma tendenzialmente inutile, almeno in un'ottica di ottenimento di informazioni interessanti. La posizione platipuszeniana si incentrava invece sull'idea che l'uso intenso di Twitter presuppone una selezione personale (tramite il following) degli utenti da seguire sulla base delle proprie particolari esigenze. Così facendo si viene ben presto a creare una rete di interesse abbastanza omogenea che ha come nodi altri utenti con gusti ed abitudini simili ed in cui anche i twit che possono sembrare inutili, a coloro che non ne fanno parte, hanno un loro perchè. La spiegazione di platipuszen non mi aveva convinto e rimanevo della mia opinione.
Dopo aver battuto aritmicamente il tempo per un'oretta ascoltando gli Zu circondato da sfattoni e aver posto alla diatriba twitteriana un'attenta riflessione, ho deciso di aderire alla corrente proserpista. Questa linea è espressa compiutamente nella suddivisione enunciata dall'alunno Proserpio, secondo cui esistono due tipologie principali di naviganti o, per meglio dire, due modi distinti di approcciarsi alla rete. La prima tipologia è costituita da coloro che che cercano attivamente informazioni; partono da un'idea o un bisogno iniziale, passano attraverso un motore di ricerca o siti che raccolgono grandi moli di dati e arrivano a ciò di cui hanno bisogno: gli utenti Google. Un approccio all'informazione completamente monodirezionale. L'altro tipo sono tutti quegli utenti che non cercano un'informazione di preciso, cercano un sistema di comunicazione: gli utenti Twitter. La comunicazione che l'utente Twitter desidera deve essere possibilmente, ma non necessariamente, bidirezionale e riguardante temi che lo interessano. Il risultato di questo intreccio di comunicazioni tra persone che condividono interessi comuni non può che essere un fiume ininterrotto di informazioni. Si può parlare, riguardo all'input iniziale, di ricerca endogena (Google) e di ricerca esogena (Twitter).
Paradossalmente, l'utente Twitter, che non ricerca attivamente quelle informazioni che l'utente Google ha provveduto personalmente ad ottenere, rischia con molta facilità di riceverle involontariamente, assieme a moltissime altre che magari non saranno mai appannaggio dell'utente Google. Inoltre, mentre l'utente Twitter ha buone probabilità di ricevere informazioni fresche, quasi in tempo reale, l'utente Google spesso si imbatte in notizie vecchie e superate, magari senza accorgersene neppure.
D'altro canto, spostando il punto di vista, sarebbe stupido sostenere che Twitter può fare a meno del vecchio mondo della rete. Gran parte dei twit contengono link a staticissime pagine web 1.0 e le loro possibilità in termini di contenuto sono molto limitate. Si può solo scrivere e linkare; è naturale che sia così, tutto il servizio è stato ideato in modo che i messaggi possano essere spediti velocemente anche da sms. Non si possono superare i 140 caratteri e non si può embeddare immagini e video. Lo stesso servizio Twitpic è esterno a tutti gli effetti anche se uploadando una foto si emette automaticamente un twit. I vantaggi nell'utilizzo congiunto di motori di ricerca e social network sono senz'altro più evidenti se dal discorso sul tipo di contenuti passiamo al tema dell'attendibilità dell'informazione fornita.
Continua..

1 commento:

  1. a questo proposito segnalo un interessante articolo pubblicato di recente sul sito dell'Harvard Business Review e che si occupa del rapporto fra numero dei follower e sfera di influenza su Twitter. Da leggere anche i commenti: http://blogs.hbr.org/research/2010/05/influence-and-twitter.html#comments

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