Letture per visitatori da pianeti lontani

Quando, dopo la terza guerra mondiale, gli esploratori extraterrestri arriveranno sul nostro (ex) pianeta fumante a bordo di una flotta di B-52 elaborati (carburatore, cilindro Polini, marmitta Proma da competizione tipo Ciao o Califfone nell’85) potrebbero ricavare, dal primo esame dei reperti, un’impressione sbagliata. Mettiamo ad esempio che l’unico manufatto umano sopravvissuto fosse una registrazione fatta dal Duffo in cui, come un naufrago che lancia un messaggio in bottiglia, avesse tentato di preservare con la sua viva (ancora per poco, il fallout nucleare non perdona nemmeno i rompiscatole matricolati) voce il contributo alla cultura universale dato da questo sito. Si potrebbe ricavare l’impressione – falsa, falsissima – che noi si sia un gruppo di facinorosi (e questo è vero) di scarsa cultura (e no, questo no, abbiamo tutti alle spalle studi condotti nelle migliore scuole della costa orientale) intenti solo ad ascoltare musica, vedere film e andare sul sito di Luca Sofri. Al massimo, ci sarebbe traccia della lettura di qualche fumetto. E invece no, sarebbe un’errata interpretazione dell’evoluzione del genere umano. Noi leggiamo, signori alieni, e tanto, e roba bbona. Quindi, ecco alcune recensioni flash per invogliare gli extraterrestri di cultura a continuare a cercare sotto le macerie altre tracce della nostra antica civiltà.

Haruki MurakamiDance Dance Dance. Un tizio vuole mettere a posto le tessere della propria vita. Per provarci ritorna in un albergo perso nella neve, a Sapporo. Insegue il fantasma di una prostituta che ha amato, ritrova un amico divo del cinema. Fa da accompagnatore a una ragazzina intelligentissima e molto sola, incontra una fotografa matta e un poeta americano con un braccio solo. E poi, tra coincidenze e segnali segreti, appare l’Uomo Pecora, che vive in uno spazio tempo tutto suo in una stanza infradimensionale dell’Albergo del Delfino. Capito qualcosa? Leggetelo. Anche perché Murakami è un genio, tanto per dire.

David Peace - Red Riding Quartet. Capolavoro indiscusso del noir contemporaneo, in quattro parti che corrispondono ad altrettante tappe di una discesa agli inferi nella società inglese (1974, 1977, 1980, 1983). Contiene però una visione tendenziosa del mondo, in cui pare che la polizia sia corrotta e feroce, i politici pensino solo al potere, i giornalisti siano al limite del delirio paranoico, lo Yorkshire occidentale sia grigio e pieno di potenziali serial killer, la Thatcher abbia smantellato il welfare britannico, negli anni settanta ci si vestisse di merda e in Inghilterra si guidi tenendo la destra. Sappiamo bene che le cose non stanno così. Noo-oo… ps Da vedere assolutamente la versione televisiva in tre parti della BBC. A noi Di Vittorio e Salvo D’Acquisto, a loro lo Yorkshire Ripper e David Peace, e vabbè…

Gianluca MorozziDespero. Disavventure comico-sentimentali di un gruppo rock indipendente nella profonda provincia italiana (ma con un memorabile tour irlandese), tra promoter loschi, discografici avidi e musicisti scalcinati. Se Lester Bangs fosse nato in Emilia e avesse scritto romanzi probabilmente avrebbe partorito cose del genere. Per la serie i grandi misteri italiani: perché Ammanniti vince il premio Strega, Culicchia passa per un mâitre a penser e Morozzi è ancora un outsider? Tra l’altro, un uomo che ha ambientato un thriller in un ascensore (Blackout), creando vette di tensione incredibili merita di sedere tra i grandi.

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