Piccolo Dizionario del Cacciatore di Fantasmi E-I

E come Evocazione. Esistono, secondo gli spiritisti, due modalità per chiamare gli spiriti e le creature infernali. L’evocazione, che porta la creatura a comparire davanti a colui che l’ha chiamata. L’invocazione, che fa entrare la creatura all’interno del corpo e della mente di colui che effettua il rituale. Come dire che i fantasmi li possiamo evocare davanti a noi, e provare a creare una relazione positiva con essi, o possiamo farci possedere da essi, con il rischio di sprofondare nel caos e nella psicosi. La hauntology è un rapporto controllato con la dimensione del fantasma, un tentativo di venire a patti con esso prima che prenda forma con troppa brutalità e sia lui a controllarci. È questo, credo, il senso politico della teoria del revenant di Derrida e, per usare una formula pseudoderridiana, potremmo dire che il luogo della hauntology è la differenza tra evocazione e invocazione, il limite in cui questi due movimenti si confondono. E in un momento in cui ben altri fantasmi dalla messa in piega impeccabile vengono alla mente pensando allo scenario politico inglese (quando invece il culto della Cool Britannia del new labour di Blair era un modo di azzerare il passato), sarà interessante vedere cosa succederà in terra d’Albione.

F come Figli degli uomini. Non posso dire che quello di Cuarón sia un capolavoro, ma l’immagine di un’Inghilterra balcanizzata, con funzionari statali raffinati che vivono in ambienti ultramoderni collezionando quadri e reperti pop (tipo il maiale volante dei Pink Floyd), mentre fuori impazzano attentati terroristici e i quartieri popolari sono ridotti a scenari di battaglia, contrapposta al sogno bucolico di un ritorno in campagna (con un Michael Caine magnifico figlio dei fiori) evidenzia una volta di più la doppia spinta tra passato e futuro che caratterizza un certo immaginario british. In colonna sonora, ampio utilizzo di Dubstep. Il segno dei tempi.


G Come Ghost Box. Forse è da qui che è iniziato tutto, sapendo che la hauntology per sua natura è una questione di ritorni e ripetizioni, non di prime volte. La label della scatola dei fantasmi (creata da Julian House e Jim Jupp) è un luogo di evocazioni in cui l’estetica modernista, a base di geometrie rigorose e programmi di educazione scientifica, si sposa con le antiche leggende della terra di Albione. Da questo incontro tra scienziati in giacca e cravatta, utopisti sociali e druidi intenti a richiamare antiche presenze con l’ausilio di venerabili sintetizzatori modulari nasce un’atmosfera carica di potenziale evocativo. Il titolo di una raccolta della label dice tutto: Ritual & Evocation. Altre opere imprescindibili uscite su Ghost Box, quelle dei Belbury Polys (in copertina del secondo, From an Ancient Star una luce violetta cala su alcuni monoliti) e il progetto di Jon Brooks The Advisory Circle, che nel 2008 ha prodotto Other Channels, abitato da voci di annunci televisivi e frammenti di filmati educativi per gli scolaretti degli anni settanta, alternati a melodie lounge che si perdono in uno stupore catatonico prolungato.


G come Geogaddi. Visto che tutte queste riflessioni ci riportano a un cortocircuito tra presente e passato e a comprendere come sia difficile definire dei punti di origine, uno dei contributi più significativi alla hauntology prima che questo termine venisse utilizzato in ambito musicale è senza dubbio il capolavoro dei Boards of Canada, del 2002. Il duo scozzese ha creato con questo disco una macchina per l' evocazione dei fantasmi praticamente perfetta: crepitii di vecchi vinili, improvvise evocazioni pastorali, voci distanti di bambini che appaiono sotto strati di sintetizzatori analogici per deformarsi poco a poco, annunci da televisione pubblica che sfociano su beat ossessivi, il tutto immerso in un flusso elettronico morbido ed evocativo. C'è sempre qualcosa di inquietante e propriamente haunting nei Boards of Canada, non fosse altro per i misteriosi richiami numerologici e i messaggi cifrati che rendono l'ascolto di Geogaddi un'esplorazione di territori misteriosi, come camminare in un paesaggio di campagna pieno di nebbia, in attesa che qualcosa si manifesti ed esca fuori dai cespugli o dal bordo del sentiero. Tra linee di basso create usando la successione di Fibonacci, riferimenti ai culti davidiani e richiami esoterici, Geogaddi è un unico trip pischedelico che dura esattamente 66,6 minuti.


H come Owen Heaterley. Il suo blog sitdownmanyourabloodytragedy non è dedicato in modo esplicito all’hauntology, ma è un luogo di pellegrinaggio indispensabile per capire la geografia urbana inglese nel suo rapporto tra passato e futuro. Indagatore del modernismo, cultore del brutalismo architettonico, cultore di Bertolt Brecht e Dziga Vertov, ci permette di capire come il sogno di un paradiso per la classe operaia fosse in primo luogo una visione di spazi urbani. I fantasmi abitano un’interzona tra un complesso di appartamenti in cemento armato e un piccolo villaggio di campagna. I fantasmi sono innanzitutto figli del sogno mai realizzato della Nuova Gerusalemme di Harold Wilson. Dopo Militant Modernism, dovrebbe pubblicare una Guida alla Nuove Rovine Britanniche. Titolo che è tutto un programma.


I come Investigating Witch Cults in the Radio Age. Con un titolo così il disco realizzato nel 2009 dai Broadcast assieme a Focus Group non avrebbe nemmeno bisogno di essere il capolavoro che poi in realta è per segnare un momento fondamentale nella nostra riflessione. Tutta la hauntology potrebbe stare in questa idea di antichi culti di streghe che rinascono nell’era della radio. La musica è una sorta di immaginaria colonna sonora di un serial occulto andato in onda a metà degli anni settanta. Retrofuturismo psichedelico attraverso una nebbia di morbidi suoni distorti, con come fonte di ispirazione dichiarata le visioni della Hammer e telefilm come Sky (un ragazzo alieno ossigenato che cade sulla terra) o The Owl Service.

ma anche


I come Italia ovvero Esiste una via italiana alla hauntology? Non mi pare, anche se sul versante letterario alcuni libri sembrano indicare una direzione possibile. Prendiamo Medium di Giuseppe Genna: inizia come il racconto della scoperta del corpo del padre morto per poi diventare una sorta di spy story delirante, che unisce le teorie della presenza aliena di Peter Kolosimo a missioni segrete oltrecortina nella Germania Est di Honecker. La capacità di evocare incroci storici e psicogeografici capaci di raccontare quello che sarebbe potuto succedere in corrispondenza di certe biforcazioni della vicenda italiana fanno di Genna un evocatore di fantasmi estremamente potenti, in grado di coniugare prospettiva cosmica e materialità del corpo usando frammenti di memoria collettiva piantati nella psiche del singolo (come nella rilettura della vicenda di Alfredino Rampi compiuta in Dies Irae). Per guardare in tutt’altra direzione, si potrebbero citare i libri di Daniele Benati: in questo caso il fantasma è un effetto del paesaggio, un’emanazione della nebbia che sale pesante dalla pianura padana. Silenzio in Emilia, ad esempio, è un ininterrotto flusso di visioni e apparizioni che appaiono nei buchi del discorso. Storie strampalate che circolano di voce in voce come le leggende di paese. In fondo, anche i Wu Ming giocano con i fantasmi quando nei loro romanzi aprono la narrazione a punti di vista realmente “altri” (come con la televisione di 54 o con le evocazioni musicali e aliene di New Thing). E la musica? Mah…

(la prima parte del dizionario A-D la puoi leggere QUI)

Nessun commento:

Posta un commento