Non so quanti soldi faranno il Piva e l’altro, certo saranno soldi a sbafo, alle spalle della gioventù debosciata del trevigiano. Il DJ set allo Zion dei Fare Soldi è stato piuttosto deludente, e non basterà uno Zingales a farci cambiare idea. L’inizio pseudo-disco, che ascoltato sullo stereo o in cuffia può essere simpatico, sembra una risciaquatura di piatti dello Studio 54 il giorno dopo la chiusura. Poi, senza nessun senso della progressione, sparano bordate a 120 bpm di house da sample di cool edit. La pochezza dei due, che meritano comunque un plauso per le giacchette dorate che mi hanno fatto pensare, chissà perché, alle uniformi color cacca-caffè dei Chips, viene ribadita dal cupo coniglietto meccanico mascotte che proprio non ne vuol sapere di andare a tempo e muove tristemente le orecchie assumendo a volte un’aria da mostro conigliesco di Donnie Darko. Insomma, i Fare Soldi vogliono fare i cool-simpatici che non si prendono sul serio, ma, con quelle facce lì e con quei beat strasentiti, non ci riescono molto. Prova ne sia l’immobilità patologica della cooperativa distrofici, vale a dire i giovinotti confluiti allo Zion con lo stesso spirito di triste sfiga con cui, in tempi bui, si andava ai festini delle medie: non ballano, non si muovono, si spostano a gruppetti rigorosamente divisi tra maschi e femmine. Non interagiscono, a parte strani figuri che spiccano nel nulla generazionale: un piccolo grande obeso, Cartman Hip Hop, che gira con il cappellino da baseball (dove hai lasciato il berretto di lana, Eric) e uno zaino mastodontico facendo sorgere una domanda: visti i chilometri macinati il sabato sera, come mai la sua linea è così tondeggiante? E poi ci sono loro, i due assi della breakdance, che, come dice il Duffo, non sono dei praticanti della stessa, ma dei teorici. Provano per tutta la serata passetti sconclusionati, Moonwalking da ebeti, scatti da robottini, mosse con le caviglie, scatti di ginocchio da sosia bianchi di Michael Jackson. Ma fanno tutto questo per pochissimi secondi, l’uno di fronte all’altro. Poi si fermano, con lo sguardo perso nel vuoto. Si grattano la testa e provano un'altra mossa per tre secondi… E quando dico che lo fanno per tutta la serata, dico sul serio! Come vedere Einstein e Von Neumann discettare di fisica e matematica a Princeton. Ma con due gambette secche al posto del cervello. Uno Scuola Furano in conclusione della serata (l’altro dove è andato? Forse in osmizza…) chiude dimostrando che dj non ci si improvvisa, ma anche lui spara loop già sentiti. Dopo tutto se c’è gente che i soldi li fa sul serio (vedi Justice, LCD Soundsystem o Soulwax, per non parlare di Chimical o Daft Punk) la ragione è una sola: anche se si fa house o techno o electro la musica non può mancare, un pizzico di linea melodica in grado di acchiappare (sia pure in mezzo a distorsioni, saturazioni e break robotici) ci deve essere, un giro che entra in testa occorre escogitarlo. Altrimenti rimangono solo il coniglietto meccanico, la gioventù clonata dello Zion e i due geni della breakdance.
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