Whodunit vs Howcatchem


"Chi l'ha fatto?" contro "come lo prendono?". Questa è pressoché la letterale traduzione del titolo del post, che può sembrare uno dei prossimi incontri di Wrestlemania. In realtà il titolo rappresenta un po' di sano slang ammerigano. Questi due modi di dire sono nati facendo riferimento ai gialli televisivi, ma si possono riferire tranquillamente anche a quelli letterari, in cui viene risolto un delitto ed arrestato il colpevole. Nel genere whodunit vanno fatti rientrare tutti quei gialli in cui il pubblico si trova, in teoria, nella stessa condizione del detective. Sa che è stato commesso un crimine, viene a conoscenza degli indizi durante la narrazione ed alla fine potrebbe addirittura provare ad indovinare prima del protagonista. Ellery Queen, nella sua trasposizione televisiva, (Jim Hutton, il prematuramente scomparso papà di Timothy), si rivolgeva alla telecamera per spingere i telespettatori a provarci. In realtà, gli autori di questo genere di gialli non sempre erano intenzionati a dare ai lettori tutti gli indizi necessari. Agatha Christie venne accusata più volte di barare nella descrizione degli avvenimenti dei suoi romanzi per confondere il lettore e rendergli così impossibile trovare da solo la soluzione. Non parliamo poi di Sherlock Holmes. Conan Doyle semplicemente se ne sbatteva alla grande del lettore e si teneva per sè alcune informazioni fondamentali per la spiegazione del mistero. Lo stesso Holmes, annoiato, verso la fine del racconto le avrebbe snocciolate una ad una ad un basito Watson, l'avatar del lettore ma anche la spalla più rincoglionita e inutile della letteratura. In ambito letterario la ripetitività del genere whodunit ha portato, intorno agli anni '30 e '40 del secolo scorso, alla nascita di personaggi più complessi, vedi Maigret, o alla creazioni di nuovi generi quali il giallo spionistico di Eric Ambler e Graham Greene e l'hard boiled con Raymond Chandler e Dashiell Hammett. Generi che anche al cinema ed alla televisione ebbero grande fortuna. L'avvento della televisione ha segnato però una rinascita del giallo whodunit. I misteri dei detective del piccolo schermo furono contraddistinti per molto tempo da trame non troppo complicate e, soprattutto, molto economiche. Misteri per sempliciotti e dalla ripetizione estrema. Nella Signora in giallo, l'assassino di solito è l'attore che nei primi quaranta minuti dell'episodio compare per non più di due tre volte. In Matlock, serie seguita principalmente da anziani, il colpevole è quasi sempre un giovane che ha fatto meschinamente ricadere i sospetti su un povero ottuagenario. Ai giorni nostri spopolano le serie di CSI, anch'esse del genere whodunit, che hanno introdotto riprese molto cool, poliziotte nobel per la fisica ma dalla permanente impeccabile e le tette strabordanti, microscopi elettronici a go go e trame del cazzo. Per quanto riguarda il genere howcatchem, la situazione si ribalta. Lo spettatore sa subito chi ha commesso il delitto e con quale movente perchè lo vede compiersi all'inizio dell'episodio. Il detective invece è all'oscuro di tutto, lui deve muoversi secondo le regole classiche del giallo. Ne risulta quindi che il gioco autore-spettatore, truccato il più delle volte, non è più necessario. Meglio così. E' inutile ricordare che l'unico ed inarrivabile esempio di giallo howcatchem è il Tenente Colombo. Peter Falk si è trasformato negli anni in uno stereotipo vivente: trasandato, con l'occhio balengo, alla guida di un rottame, con indosso un impermeabile lercio e in compagnia di un cane ameba. Eppure di episodio in episodio riesce a prendere per il culo ogni ricco snob assassino che gli si para davanti e lo schiaffa allegramente a San Quintino ad allietare nei bagni il Big Joe di turno. Ma questo per televisione non si vede...

Commento di platipuszen: caro duffo, come sempre un post interessante. volevo sapere se hai avuto modo di vedere qualche pezzo della nuova serie di canale 5, "48 ore". L'altra sera, mentre il maestro perboni faceva il suo primo sonnellino sul divano ho avuto la pessima idea di dare una chance a questi poliziotti genovesi. La Gerini sembra sempre un po' "smonata" (mi si conceda il francesismo) come suo solito, Amendola è molto più credibile quando cerca di vendere telefonini, bravini gli altri, Giannini figlio è bravo, un po' sopra le righe come si addice a ogni buon poliziotto delle fiction ma sembra troppo suo padre. A parte questo, volevo il tuo parere sulla tipologia della fiction. Da quello che ho capito, all'inizio di ogni episodio si vede in un montaggio veloce e sfocato,che secondo il regista dovrebbe sembrare una via di mezzo fra il sogno e il concitato, la scena finale. Dopodiché compare la scritta "48 ore prima" e inizia la narrazione gialla (parola un po' forte in questo caso). Ci sono due piani di narrazione: il primo, che fa da sfondo a tutte le puntate (come in "RIS", la fantasia dei nostri sceneggiatori fa scuola) e narra dei tentativi della squadra di arrestare un super boss e un secondo piano narrativo, che consiste nella ri-cattura da parte della squadra di un evaso dal carcere. Secondo te, siamo davanti a una commistione dei due generi di cui parli nel post?

Replica di duffogrup: Allora, prima una risposta seria e poi una da duffogrup. 1)risposta seria: si tratta di del genere howcatchem (anche se un po' tirato per i cappelli) ma in cui il piano temporale è sfasato per l'uso all'inizio del flashback. un po' quello che hanno fatto per Memento 2)risposta alla duffo: in realtà non è il mastro perboni ad essersi appisolato sul divano ma tu e quella specie di sogno all'inizio dell'episodio era proprio un sogno che stavi facendo. Nel pomeriggio avevi probabilmente visto un film con Giancarlo Giannini doppiato da Ferruccio Amendola e la cosa ti era rimasta impressa. Il maestro Perboni non ha avuto il coraggio di dirti che ti eri persa la doppia puntata di "24" con Kiefer Sutherland su Canale 5 chiamato per l'occasione "48 ore" e ha sparato lì una trama raccogliticcia. E' proprio un cuor d'oro.

Intervento dell'alunno Proserpio: A questo punto non si può non citare il re dei menagrami: il defunto Don Matteo, primo esempio di telefilm italiano in Odorama, dato che si sente puzza di cazzata lontano dieci chilometri. Non so quanti abitanti abbia Gubbio, ma tra tutte le serie di D.M. (4 o 5) la ridente cittadina ha subito un calo nella poplazione degno di paeselli come Dresda e Tokyo tra il '43 e il '45. LA struttura di Don Matteo si distingue da quelle citate da Duffo, dato che rientra nel genere whogoddamnisthesuckerwhowrotethisbullshit, cioè approssimativamente, "cu mminchia è il cretino che ha scritto 'ste strunzate?". Nei primi minuti del telefilm di solito, dopo che è stato commesso un omicidio, appaiono due personaggi, la cui raffinata caratterizzazione è del tipo: 1) una ragazzina col vestito a fiori, orfana, illibata, promessa sposa ad un giovane volontario della croce rossa, attiva nella protezione delle nutrie e nel coro del paese e che è stata battezzata dal Don e 2) Un uomo butterato e coperto di tatuaggi carcerari, con le sopracciglia congiunte in un'unica striscia di peli animaleschi, che picchia i bambini che chiedono l'elemosina e che tiene nel taschino, accanto a un rotolo di euro falsi, una pipa da oppio smontabile fatta di ossa umane. Chi sarà mai il colpevole?

Chiosa di duffogrup:ma poi con tutti i posti dove potevano ambientarlo, proprio a Gubbio?? Dove San Francesco predicava e ammaestrava i lupi a parlare. C'erano altri posti dove sarebbe stato più adatto: Correggio, Alleghe, Novi Ligure, Locri, al Circeo...

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