And the winner is...

Stare un anno e mezzo a parlare di rifiuti con sconosciuti lascia qualche strascico. La mania del riciclaggio per esempio. Riciclo indifferentemente: tappi, bottiglie, carta, parole, tappi, carta ecc. Dato che la covata è un blog, cosa c'è di meglio che riciclare un post. Per la precisione un post di febbraio 2007 pubblicato sul benemerito Tana del Leprecano. Raccomandazioni per un corretto riciclaggio: post da leggere sostituendo il vocabolo "Moretti" con "Gomorra" e la frase "giornalisti di destra" con "opinionisti di merda" (nonostante, quasi sempre, possano essere considerati sinonimi).

Stanno per essere assegnati gli Oscar. Dall'inizio dell'anno sono stati assegnati nell'ordine i Golden Globes, i Telegatti e persino gli AVN Awards per il cinema porno. Solo in Italia, oltre al già citato supertelegattone dorato, possiamo vantare: gli Oscar della Tv, il David di Donatello, il Festival di Sanremo, il Premio Italiano della Musica, il Leone d'Oro della Mostra del Cinema e quello della Biennale d'Arte, i Nastri d'Argento, le Grolle d'Oro, la Clessidra d'Oro per la pubblicità, il Premio Tenco, il Premio Lancia del Festival di Torino, il Premio della Festa del cinema di Roma, i Taormina Arte Awards, il Lancia Platinum Grand Prize del Future Film Festival di Bologna, il Premio Alpe Adria Cinema, l'Asteroide del Science Plus Fiction di Trieste, il premio Campiello, il premio Strega, il Bancarella, ecc. ecc. Tutta questa moltitudine di premi oltre a dare lavoro ad un esercito di giornalisti, critici e addetti del settore è una fonte inesauribile di pubblicità per gli autori, per i produttori e anche per i politici di turno. Tutti riescono a raccattare un premio o una mezza comparsata. Ma non vorrei soffermarmi sullo spreco di risorse che tutte queste manifestazioni comportano, nè sul sospetto che i premi, nel mondo dell'arte e dello spettacolo, siano in realtà già decisi prima ancora che la competizione abbia inizio.
Vorrei dire invece due parole sull'importanza mediatica che i premi ormai hanno raggiunto. Se un regista o un attore vengono premiati con un Oscar diventano immediatamente dei geni incriticabili, d'altro canto se non vengono premiati sono degli scalzacani da irridere, tutto questo a prescindere dalla qualità dei loro lavori. Da quando Benigni ha vinto l'Oscar ha goduto di un trattamento dalla critica di sinistra che persino le agiografie dei santi impallidivano al confronto, allo stesso modo quando Moretti non è stato ammesso nelle nomination per gli Oscar i giornalisti di destra saltellavano come dei Pulcinella sciorinando pinzillacchere e perculando il capo dei girotondini. Leccaculismi e meschinità politiche a parte, gli Oscar sono diventati sinonimi di perfezione cinematografica, quasi fossero la prova inconfutabile della bontà di un lavoro. Eppure in tanti anni sono state premiate tante di quelle ciofeche e dimenticati tanti di quei capolavori che ormai si sarebbe dovuto capire che gli Oscar, le Palme, i Leoni, gli Orsi, i Pardi e tutta l'Arca di Noè d'oro, non sono poi degli indicatori così autorevoli di perfezione artistica. Ben vengano i premi come vetrina di spettacolo, ma lasciamoli perdere per giudicare i singoli lavori: se un film è bello, E' BELLO. Punto. E se non gli danno un Oscar, chi cazzo se ne frega.

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