Dodici anni per sempre

Che cosa hanno in comune i ragazzini e i vampiri? Sono terribilmente soli, ci dice Lasciami entrare (Låt den rätte komma in, di Tomas Alfredson), autentico capolavoro horror svedese. Ma è poi un horror questo film? Il sangue e le scene inquietanti, che pure non mancano, sono assolutamente secondarie e rimangono al servizio della storia principale: un racconto di amicizia e di amore. L’amore come lo possono intendere due ragazzini. Il primo, Oskar, è tormentato da un gruppo di bulletti e non riesce a reagire. Passa il tempo in casa, gioca con il cubo di Rubik (principale indizio d’epoca, i primi anni ottanta, assieme alla radio che parla di Breznev e alle giacche a vento bicolori e strette), ordina i ritagli di delitti avvenuti nei dintorni. Gioca da solo con un coltello, sogna la vendetta contro i prepotenti, ama leggere. Gira da solo per i viali silenziosi e coperti di neve della città, immerso nei suoi pensieri. È biondo, la pelle chiarissima e sottile. Ha dodici anni. Eli ha i capelli scuri e ha anche lei dodici anni. Solo che li ha da circa quattro secoli. Eli è un vampiro. Ma scordatevi l’aura decadente di Intervista col vampiro e il neo-gothic del recente Twilight (anche questo film è comunque tratto da un libro, di John Ajvide Lindqvist, uscito anche da noi). Lasciate perdere anche l’ipertrofia barocca e fantacattolica dei film di Guillermo del Toro (che possono comunque essere un buon termine di paragone). Qui siamo su un altro livello. Non c’è niente di romantico nella vita di Eli. Vive con l’uomo che la accudisce e la nutre (come si procura il cibo? È questo il problema…) in un appartamento squallido che ricorda più i casermoni del socialismo reale che la socialdemorazia in legno chiaro svedese. Si veste male, ha l’odore di qualcuno che ha quattrocento anni. A volte si dimentica di mettere le scarpe e cammina scalza nella neve. Ovviamente, Oskar ed Eli diventano amici. Ovviamente, si innamorano. Ecco, qui finiscono le cose ovvie, perché il film segue binari imprevedibili. Ritmato dal silenzio, dai passi sulla neve, dagli occhi chiarissimi di Oskar che fissano quelli profondi di Eli, dall’oscurità della periferia depressiva svedese, Lasciami entrare incanta e commuove ed è uno dei più bei film sull’adolescenza degli ultimi anni. Che sia anche un horror difficile da dimenticare è un caso. Alcune scene rimangono in testa fin da subito. Eli che prova a mangiare la caramella che Oskar le offre anche se sa che la farà star male. L’abbraccio di Oskar, subito dopo. Eli che sente il richiamo del sangue e sale su un albero. La scena che spiega il titolo, in cui Eli prega Oskar di invitarla ad entrare in casa. Il linguaggio segreto dei due ragazzi. E ovviamente la scena della piscina … Non so chi sarà il regista del remake americano, certo che dovrà sputare sangue per non sfigurare. E, ovviamente, non è un modo di dire.

Nessun commento:

Posta un commento