Azzano XXX: la notte erotica di Jarvis Cocker


© Elena Tubaro 
Dopo aver esplorato le  meraviglie delle bancarelle musicali della Fiera di Azzano e aver gustato l'equivalente italico del fish & chips, vale a dire porchetta e patatine, ci avviamo allo spiazzo sassoso in cui si andranno ad esibire i Pulp. Vediamo la fine del concerto dei bravi Mystery Jets, molto stimati a casa loro e non troppo noti da noi. Per fortuna siamo riusciti ad evitare il prescindibile Mandelli con i suoi Orange, che già avevamo avuto l'occasione di ascoltare in tutto il loro splendore da Oasis dei piccoli prima dei Wombats, qualche anno fa.
Siamo tutti qui per loro, ovviamente, i grandi di Sheffield, ma soprattutto per lui, lo spilungone adorabile, il poeta della working class, il disarticolato Jarvis Cocker.
Alcune scritte in retroproiezione su un'enorme zanzariera ci danno il benvenuto, anche se un'errata trascrizione ci accoglie con un memorabile "Caio, come state?" precipitandoci in una imbarazzante situazione mondana da ventennio (dare del Voi al posto del Lei), quasi in un convenevole mondano da romanzo di Guido Da Verona. L'intro è un oscuro vortice elettronico e le scritte vanno avanti intavolando uno strano dialogo da macchina di Turing con il pubblico. Un attimo prima di arrivare all'esasperazione, il concerto inizia. La rete-schermo cade e siamo in piena estasi pop inglese. Jarvis è inghiacchettato e incravattato, elegante come ci si aspetta. Che sia una specie di funzionario del governo inglese, probabilmente con agganci spionistici con Mosca, come in un libro di Le Carrè?

Jarvis Coker è barbuto e sexy, e ha pure gli occhialoni da servizio sanitario anni cinquanta. La voce è profonda e con mossettine stravaganti riesce ad essere carismatico pur con tutti i suoi dinoccolati centimetri di altezza. Completo scuro, cravatta rossa, cintura di pelle che fatica a tenergli la camicia dentro i pantaloni, riusciamo a capire cosa lo rende un grande. Semplicemente, il cantante dei Pulp si inserisce nella grande tradizione inglese dei vendicatori della working class, il ragazzo che esce dalla provincia e dai casermoni brutalisti in cemento armato per conquistare il mondo (soprattutto il versante femminile) con provocazioni poetiche e movimenti di bacino.

foto di @platipuszen
Sembra di vedere un incrocio tra Gainsbourg, Michael Caine e un nerd da scuola d'arte: puro orgoglio proletario che domina la folla mandando tutti in estasi con prodigiose divaricazioni delle gambe da trampoliere e singulti sessuali. I Pulp sono stati e sono un paradosso: degli chansonnier pop con la voglia di sperimentare con l'elettronica e capaci di evocare immagini cinematografiche, che dopo una lunga gavetta si sono trovati in mezzo a un fenomeno col quale avevano poco a che fare (il brit-pop). E che, come ha già notato qualcuno, piazzano non si sa come in classifica l'incredibile Common People: sei minuti di lotta di classe e guerra tra i sessi su una devastante base che è una macchina ritmica uscita dritta dai primi dischi dei Neu!. Cioè krautrock con un groove incalzante sormontato dalla voce spezzata e le variazioni di tono di Jarvis Cocker, che passa dal canto al grido rabbioso al sussurro con una naturalezza che rimane ancora oggi impressionante.
Allora, il concerto è perfetto. Per la prima e probabilmente unica discesa in Italia della banda, la scaletta è fatta tutta di classici. Con alternanza tra inni da cantare e saltare, come Do you Remember the First Time e Disco 2000, vene intimistiche (Something Changed e Bad cover version rimangono due delle piu belle canzoni d'amore intellettuale mai scritte) e paranoie sussurrate da disadattato feticista (I Spy, Underwear e Pencil Skirt). Arrivano a sorpresa Bar Italia ("abbiamo aspettato diciassette anni per suonare questa canzone qui da voi", dice Jarvis) e il fantastico disco dub di Acrylic Afternoon.
Jarvis Cocker è un geniale osservatore sociale e Sorted For E's & wizz, cronaca di una disastrosa esperienza di rave, è il grande film sull'ecstasy che nessuno ha mai girato. Ma il frontman è soprattutto un istrione che saltella, si attorciglia, gesticola, scende tra il pubblico, beve whisky e prosecco, legge alcune frasi in italiano che ha annotato su un foglio di carta. Due momenti mi rimangono impressi: This is hardcore, con malatissime pose erotiche sull'amplificatore, è un manifesto alla violenza implicita dei rapporti di coppia e una sinfonia fumosa con atmosfere da noir sadico degne di Dirk Bogarde. E poi arriva Lei. Che è una canzone e non una persona (e questo forse è il problema del letterato asociale Jarvis Cocker). Ed è naturalmente Common People. "Chiamatemi Nostradamus", dice J. prima di attaccarla, "perché penso di sapere che canzone volete". Partono le prime note ed è un boato. Duffo e platipuszen danzanti sono in forma come non li vedevo da tempo. La liberazione attraverso la musica e il ritmo (come notava Simon Reynolds, i Pulp sono stati l'unica band brit-pop a mettere sesso e groove nei loro suoni) rimane il grande segreto della musica pop. E i Pulp possiedono la formula per attivarla. Questa banda di inglesi con facce da ragionieri (© Duffo) e con una tastierista, Candida Doyle, che è in contatto medianico con le follie elettroniche degli anni settanta ma sembra uscire da una foto dell'austerity dei tempi di Atllee, ci ricorda che in questo settore bisogna saper scrivere soprattutto belle canzoni. E Common People è semplicemente una delle canzoni più belle degli ultimi vent'anni. Jarvis Cocker per quei sei minuti è il centro del mondo, l'inizio e la fine di tutto, e sa di esserlo. Praticamente il bosone di Higgs che canta e si dimena in camicia Brooks brothers e pantaloni di velluto. Punto e basta. Anzi no, arriva anche un bis, ed è Mis-Shapes. Forme deviate di pop elegantissimo. Dal loro capolavoro "Different Class". Che dice già tutto.
Un'altra classe. Fine.

4 commenti:

  1. pensavo ... sarebbe il caso di scrivere a Lillo che nelle prossime coreografie dovrà introdurre il "Jarvis" mandando in pensione lo "Jagger" ;)

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  2. Ho letto il tuo post sul concerto dei Pulp ad Azzano e devo farti i miei complimenti: bellissima recensione! Non ho trovato niente di simile da nessun'altra parte (forse perché i Pulp non sono mai stati molto famosi dalle nostre parti). Bellissimi anche gli altri post; potrei inserirti fra i miei blog preferiti? A proposito, mi chiamo Tamcra (Tamara) e il mio blog è Pangrattato - Ogni cosa apparentemente inutile . Ciao!

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  3. Ciao @Tamcra, grazie per i complimenti! Ma tu c'eri al concerto? Metti pure il nostro blog tra i preferiti, è un piacere! Vado subito a vedere Pangrattato! Ciao
    Nicola

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    1. Purtroppo non c'ero, ma mi sarebbe piaciuto (e non sono un "animale da concerto" ;-)).In compenso ho visto le varie riprese su YouTube. Certo, dal vivo è un'altra cosa, ma il divertimento traspariva anche dai pixel! Ciao!
      @Elena: Ho cercato di esercitarmi al "Jarvis", ma finora mi sono venute bene le braccia. Per le gambe è un'altra questione...

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