Piccolo dizionario del cacciatore di fantasmi: O-S


O come Oneohtrix Point Never. Alias Daniel Lopatin, cresciuto a Chicago da genitori di origine russa. Utilizza vaste campiture sonore ricavate da sintetizzatori analogici, oscillando tra malinconiche aperture melodiche e lunghe sequenze di ronzii cosmici. Ricorda un certo Krautrock atmosferico e ripetitivo, a base di tastierone  a dilatazione lenta, ma è anche in contatto con il noise meno brutale (si senta Replica, del 2011) e con la circolarità ipnotica di gruppi americani come gli Emeralds. Il fatto che poi lavori su concept legati a misteriosi spedizioni spaziali di astronauti russi e invochi l’esistenza di "Zone senza gente" ci fa capire come un’unica corrente di strane alterazioni spazio-temporali attraversi di questi tempi i quattro angoli della terra, fino a lanciarsi come un unico segnale analogico, nel cosmo siderale.

P come The Prisoner, la serie per eccellenza per chi voglia capire cosa diavolo mettevano nel tè gli inglesi negli anni Sessanta. Lavaggio del cervello, droghe psicotrope, palloni bianchi come sorveglianti, spionaggio e scienza del comportamento, uomini identificati da numeri. Incubo di sorveglianza e trionfo del versante più “freak” della swinging London, questo capolavoro partorito dalla mente di Patrick McGoohan (che interpreta il protagonista) e George Markstein è semplicemente uno dei più stravaganti trip che si possano fare restando nei limiti della legalità. Tutto in un villaggio (realmente esistente in Galles) fatto di candide casette. In pratica, la partita a Croquet con i fenicotteri di Alice dilatata all’infinito in una casa di cura per funzionari dell’impero britannico.

Q come Bernard Quatermass, lo scienziato creato da Nigel Kneale per una serie di episodi televisivi negli anni '50 (che ha generato poi libri, film e serial radiofonici), è un'altra delle figure chiave per comprendere la genealogia dell’idea di Hauntology. In Quatermass & The Pit, adattato per il cinema nel 1967, gli scavi per la metropolitana di Londra portano alla luce un veicolo extraterrestre caduto sulla terra nei tempi antichi. Le creature extraterrestri generano negli esseri umani visioni fantasmatiche, fenomeni allucinatori, forme di possessione e di psicocinesi. Nell’episodio finale della serie cinematografica, The Quatermass Conclusion, del 1980, in un futuro caratterizzato da segni di disgregazione sociale strane evocazioni cosmiche vengono fatte nel cerchio megalitico di Stonehenge. Non dimenticherà queste atmosfere da degradazione thatcheriana, tribalismo post punk e culto folklorico new age Alfredo Cuaron nel suo I figli degli uomini. In generale, Nigel Kneale è uno dei numi tutelari della weirdness televisiva inglese e vale la pena ricordare anche The Stone Tape, del 1972, in cui un racconto di fantasmi si innesta su una riflessione sull'uso di strumenti di registrazione sonora e video. Puro distillato hauntologico.

R come Michael Reeves. Regista inglese morto molto giovane e autore di almeno due capolavori, Witchfinder General (1968), con Vincent Price nella parte di Matthew Hopkins, il generale incaricato di cacciare le streghe nell’era di Cromwell, e The Sorcerers (1967), stravagante storia di controllo mentale e omicidi in una londra tutta locali notturni e moto Triumph. È un po’ il simbolo dell’influenza del cinema dell’orrore e del soprannaturale sull’immaginario hauntologico. La campagna inglese nel suo potere perturbante e il rapporto con il periodo della guerra civile è lo stesso dell’altro capolavoro diabolico, Blood on Satan’s Claw, diretto da Piers Haggard nel 1970: per la serie, se trovi il teschio di una figura demoniaca mentre stai arando il tuo campicello, meglio lasciarlo dove sta. La campagna inglese oscilla sempre tra il sogno di un recupero pastorale e l'idea che sotto la tranquillità dei cottage immersi nel verde e dei ruscelli che scorrono placidi fra i pascoli si possano celare segreti che è meglio non svelare.

S come Mark E. Smith. Forse dal punto di vista strettamente musicale, il signor Fall, vale a dire l’uomo più scorbutico del mondo (oltre che la persona dotata della peggior pronuncia inglese tra coloro che camminano su questa terra) non ha molto a che vedere con tutto questo. Ma il suo modo di evocare l’orgoglio della working class in mezzo al declino dei paesaggi urbani attraverso vicende in cui vengono convocati l’orrore bucolico e folklorico dei romanzi di Arthur Machen, i Cut up di Burroughs e i fantasmi vittoriani di Montague Rhodes James lo rende degno del titolo di Gran Sacerdote della loggia mancuniana degli evocatori di spettri. E poi un disco di stregonerie sonore come Hex Enduction Hour in fondo non è tanto distante dagli esperimenti più dissonanti e immersivi di alcuni musicisti di oggi (penso a Caretaker, ad esempio). In fondo basta un titolo, "Psychik Dancehall", dal secondo disco dei Fall, Dragnet, per dire tutto.

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