Undici dischi per un anno

Non so se sono i più belli, ma sono quelli che ho ascoltato di più, mescolati a qualche titolo che sto ascoltando in questo periodo.


Animal Collective – Merryweather Post Pavillion. Melodie celestiali in mezzo a loop mutanti e staffilate rumoristiche. La summer of love incontra l'avanguardia su una radio scassata.

Antony and the Johnsons – The Crying Light . Teatrale e funereo, filastrocche e ballate neoclassiche in bianco e nero ad alta intensità emotiva. E la voce che viene da un altro stato di coscienza.

Ben Frost – By the Throat. Elettronica evoluta e cinematografica. John Carpenter accompagnato da atmosfere gassose e sfrigolanti. Ambient noise metallica da paesaggi innevati.

Fuck Buttons – Surf Solar. Melodie ariose che salgono in mezzo a pulsazioni metronomiche. Techno futurista e multicolore che viene da un'altra epoca. Minimalismo filtrato da strati di macchine ronzanti comprate da un rigattiere.

SA-RA Creative Partners – Nuclear Evolution: The Age of Love. Soul psichedelico mutante in mezzo a echi jazzati e pulsazioni funk da blaxploitation. Isaac Hayes e le Supremes dopo essersi fatti una scorpacciata di tutto l'hip hop più strano. Loop sensuali in mezzo a echi tropicalisti e celestiali frammenti di visioni sotto lsd.

Black To Comm – Alphabet 1968. Rumori ambientali, frammenti pianistici provenienti da un film gotico in bianco e nero. Un orologio che non segna mai due volte la stessa ora in tasca a una spia comunista impegnata a combattere orde di bambini mutanti. Elettronica nebbiosa che esce da un carillion.

Teatro degli orrori – A Sangue Freddo. Schitarrate furibonde e sezione ritmica esagitata mentre un sosia di Carmelo Bene, cresciuto a noise di Chicago, declama poesie di Majakovskji. Apparizioni di elettronica e di melodia tra le declamazioni querule ed ebbre di un profeta di sventura.

Zu – Carboniferous. Idra a tre teste che macina metallo pesantissimo con la precisione di un fromboliere dei tempi di Scipione l'Africano. Eleganza tribale e sassofono urlante. Esplorazione degli strati interni della terra e del corpo attraverso onde sonore nere e rocciose che entrano in risonanza con bassi catacombali ed esplosioni ritmiche controllatissime.

Tyondai Braxton – Central Market. Igor Stravinsky che invece di collaborare con Walt Disney si mette in bermuda a fiori e canottiera e comincia a girare l'East Coast. Per arrivare a fine mese scrive musiche per i cartoni della Warner. La sera suona in un gruppo math rock e fa progetti per uccidere i post-dodecafonici.

Micachu – Jewellry. Post-punk molto pop ma a bassissima fedeltà. Riff orecchiabili in una sarabanda di elettronica disturbata. Canzoncine schizoidi con inserti di ritmi dispari che si interrompono prima di iniziare.

Dark Night of the Soul – Danger Mouse & Sparklehorse in un all star game indie all'insegna di San Juan de La Cruz come soundtrack di un western gotico di David Lynch. La saga psichedelica della Torre Nera di Stephen King suonata in un tour lungo la bible belt.

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